L’architettura del Duomo rappresenta un caso felice di armonizzazione delle diverse epoche storiche in cui fu realizzato. Le successive fasi stilistiche (gotico, rinascimento, barocco) sono fra loro accordate dalla sapienza degli architetti e dalla perizia delle maestranze che vi operarono. Sulle tre navate gotiche, ad archi acuti e volte a crociera costolonata, costruite nel Quattrocento, furono innestate le tre absidi rinascimentali, costruite fra il Cinque e il Seicento, sulle quali si prevedeva una cupola che, dopo molti progetti non realizzati, fu innalzata su disegno tardobarocco di Filippo Juvara. Come per il Duomo di Milano, anche per quello di Como non si conosce il nome dell’architetto ideatore della fabbrica gotica. Il primo nome attestato è quello di un architetto della Valle Intelvi, Lorenzo degli Spazi, alle dipendenze della Fabbrica del Duomo di Milano, che venne a Como per consulenze. Fu il comasco Pietro da Breggia a curare l’elevazione dei piloni e la copertura della volte. Il comasco Florio da Bontà (1460-1463) incominciò inizialmente la costruzione della facciata dove fu impegnato inizialmente lo scultore Amizio de Lurago, altro nome intelvese, documentato per il portale maggiore. Il milanese Luchino Scarabota è l’architetto che porta a termine il rosone e la guglia maggiore in facciata. A completare le numerose statue in facciata fu chiamato nel 1484 il ticinese Tommaso Rodari da Maroggia sul Lago di Lugano. Il Rodari tre anni dopo fu nominato ingegnere della fabbrica e continuò a produrre sculture fino al 1526, anno di sua morte, con i suoi fratelli Giacomo e Donato e la sua bottega: i fianchi della basilica, tutti i portali con le lunette dedicate all’Infanzia di Gesù, compresa la splendida Porta della rana, le statue degli apostoli sui piloni interni, fino all’impostazione dell’abside principale su progetto modificato da Cristoforo Solari detto il Gobbo che introdusse lo stile classico con semicolonne scanalate di ordine corinzio e composito, trabeazioni e archi a tutto sesto. Nel Duomo sono presenti preziosi arazzi e sculture di fasi stilistiche diverse già nella basilica precedente: i leoni romanici riadatti ad acquasantiere e l’altar maggiore a rilievi gotici in marmo bianco del 1317, i sarcofagi dei vescovi Avvocati (†1293) e Bonifacio da Modena (†1352); gli altari rinascimentali in pietra scolpita e in origine dipinta, tre dei quali di Tommaso Rodari, gli altari di Sant’Abbondio e del Crocifisso dell’intagliatore pavese Giovan Angelo del Maino, l’altare barocco della Madonna di Gerolamo Quadrio sorto attorno alla statua di Tommaso Rodari; gli stucchi delle calotte absidali con le scene figurate dell’ Assunzione di Francesco Silva e della Resurrezione di Agostino Silva, gli Evangelisti di Gaspare Mola di Coldrerio nei pennacchi della cupola, le sculture neoclassiche di Pompeo Marchesi (abside centrale e altare di San Giuseppe). Tra i pittori del XVI secolo spiccano Bernardino Luini, Gaudenzio Ferrari, Antonio Sacchiense da Pordenone, del XVII il Morazzone. Decoratori delle volte Carlo Fontana e Francesco Gabetta (1839) e delle vetrate i Bertini (sec. XIX). La più antica testimonianza sull’organo della Cattedrale di Como risale al 1441. L’antico strumento fu oggetto di vari adattamenti e riparazioni nel secolo XVI, finché intervennero gli Antegnati, maestri dell’organaria rinascimentale e barocca. Costanzo Antegnati attribuisce all’ avo Bartolomeo la costruzione dell’ organo “ch’al presente si suona” (1608). Dal 1625 al 1642 fu realizzata la cassa della navata di sinistra, nella struttura che ancor oggi vediamo. In essa Giovan Battista Olgiati sistemò, nel 1647, canne, mantici e somieri dello strumento già presente in Cattedrale. Nel 1649 erano complete anche le strutture della cassa di destra, ove venne installato un nuovo organo, creazione del gesuita Guglielmo Hermans, formato da due corpi sonori sovrapposti: l’Organo Grande con 14 registri e l’ Organo Piccolo con 8 registri. L’inaugurazione di questo lavoro avvenne il 25 marzo del 1650, festa dell’ Annunciazione.
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